Il Mulino

Il mulino, luogo di genio e di sacrificio, luogo di ingranaggi e di rumori, ma anche logo pieno di vita e di ardore. Gente che andava e veniva, coinvolta nella vita del mugnaio e della sua famiglia, a volte in spensierata allegria, spesso in fatiche collettive. Lungo la Valnerina, vallata ricca di villaggi, di sorgenti e di corsi d’acqua, furono edificati numerosi mulini ed altri opifici idraulici. Ogni frazione e talora ogni piccolo borgo disponeva di un impianto molitorio.

Piccoli o piccolissimi impianti collocati vicino ai numerosi rii e fossi naturali del territorio, lontani dai relativi borghi, ma talmente ricchi di vita che essi stessi erano una sorta di piccoli borghi.
Di questa intensa attività produttiva restano pochi esempi abbandonati.

I mulini ad acqua, infatti, hanno perso la loro funzione economica in epoca recente, essendo stati soppiantati da moderni opifici a cilindri che utilizzano l’energia elettrica.

Il mulino Cecconi (dal nome dei suoi ultimi proprietari) è l’unico funzionante dei 4 mulini ristrutturati nell’area delle Marcite di Norcia, dove, intorno al XIV secolo ne furono costruiti ben 14, rimanendo attivi fino alla fine degli anni 50 del secolo scorso

Come tutti i mulini della Valnerina, appartiene al tipo più antico e semplice delle macchine idrauliche, quello a ruota orizzontale, collocata in un vano seminterrato sottostante al mulino. All’interno dell’edificio, oltre a poter ammirare i meccanismi della macinazione ancora perfettamente funzionanti, attraverso pannelli, attrezzi ed illustrazioni, si può ripercorrere la storia dei mulini e dei mugnai della Valnerina.
Un tuffo nel passato per rivivere l’atmosfera di fervore vitale che questi “piccoli borghi†trasmettevano.

Le Marcite di Norcia

L’area delle Marcite di Norcia, situata ad ovest della città, costituisce un singolarissimo ecosistema creato dall’ingegno dell’uomo per rendere produttiva una zona palustre in un’area montana. Un ambiente di eccezionale valore, sia dal punto di vista naturalistico, per la variegata composizione delle specie floristiche e faunistiche, sia da quello paesaggistico, che caratterizza l’ingresso di Norcia dall’antica Strada Romana, sia per essere un raro esempio di archeologia agraria.
L’origine dei prati marcitoi si fa risalire al V-VI sec. d.C., quando i monaci dell’Ordine di S. Benedetto, adottando le tecniche di bonifica del Romani, imbrigliarono le numerosissime risorgive che impaludavano la zona in un’ordinata ed armoniosa rete di canali e fossetti fino a formare tanti piccoli appezzamenti delimitati dall’acqua chiamati “cortinelleâ€.
Il complesso sistema irriguo si completava attraverso il metodico e sapiente sbarramento dei canali con chiuse e storcitoi che permettevano la produzione di foraggio fino a 8 volte all’anno. La temperatura della patina d’acqua che tutt’oggi va a ricoprire i prati, infatti, è tale da rendere quest’area rigogliosa e verdeggiante anche quando i dintorni sono ricoperti di neve o aridi per la siccità.
Le Marcite sono oggi in gran parte inutilizzate, ma visitarle diventa un percorso tra memoria e presente. All’immagine di contadini che falciano a mano e mettono l’erba nei crini, di asinelli che trainano pesanti carri di grano, corrisponde la certezza che questa zona umida ricca di fauna, di calmi ruscelli e di vegetazione, è testimonianza di cultura e di virtuosa convivenza tra uomo e natura.